La crisi che scuote il mondo
mette a rischio l’Europa e le sue conquiste di civiltà. Ma noi siamo l’Europa,
nel senso che da lì viene la sola possibilità di salvare l’Italia: le sorti
dell’integrazione politica coincidono largamente col nostro destino.
Non c’è futuro per l’Italia se non dentro la ripresa e il rilancio del
progetto europeo. La prossima maggioranza dovrà avere ben chiara questa
bussola: nulla senza l’Europa.
Per riuscirci agiremo in due
direzioni. In primo luogo, rafforzando la piattaforma dei progressisti europei.
Se l’austerità e l’equilibrio dei conti pubblici, pur necessari, diventano un
dogma e un obiettivo in sé – senza alcuna attenzione per occupazione,
investimenti, ricerca e formazione – finiscono per negare se stessi. Adesso c’è bisogno di correggere la rotta,
accelerando l’integrazione politica, economica e fiscale, vera condizione
di una difesa dell’Euro e di una riorganizzazione del nostro modello sociale.
In secondo luogo, bisogna portare a compimento le promesse tradite della moneta
unica e integrare la più grande area economica del pianeta in un modello di
civiltà che nessun’altra nazione o continente è in grado di elaborare.
Salvare l’Europa nel pieno della
crisi significa condividere il governo dell’emergenza finanziaria secondo
proposte concrete che abbiamo da tempo avanzato assieme ai progressisti
europei. Tali proposte determinano una prospettiva
di coordinamento delle politiche economiche e fiscali.
E dunque nuove istituzioni comuni, dotate di una legittimazione popolare e
diretta. A questo fine i progressisti devono promuovere un patto
costituzionale con le principali famiglie politiche europee. Anche per
l’Europa, infatti, la prossima sarà una legislatura costituente in cui il piano
nazionale e quello continentale saranno intrecciati stabilmente. Una
legislatura nella quale l’orizzonte
ideale degli Stati Uniti d’Europa dovrà iniziare ad acquistare concretezza
in una nuova architettura istituzionale dell’eurozona.
Qui vive la ragione più profonda
che ci spinge a cercare un terreno di collaborazione con le forze del centro
liberale. Per questo i democratici e i progressisti s’impegnano a promuovere un
accordo di legislatura con queste forze, sulla base della loro ispirazione
costituzionale ed europeista e di una responsabilità comune di fronte al
passaggio storico, unico ed eccezionale, che l’Italia e l’Europa dovranno
affrontare nei prossimi anni.
Collocare il progetto di governo
italiano nel cuore della sfida europea significa costruire un progetto
alternativo alle regressioni nazionaliste, anti-europee e populiste, da sempre
incompatibili con le radici di un’Europa democratica, aperta, inclusiva.
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