venerdì 30 novembre 2012

DOMENICA 2 DICEMBRE: VOTA BERSANI


NON C'E' DEMOCRAZIA SENZA ISTRUZIONE

Negli ultimi anni la scuola e gli insegnanti sono stati umiliati e colpiti con continui tagli e con riforme che hanno creato disagi e disuguaglianze enormi. L'Italia ha un gran bisogno di scuola e investimento nei saperi. Non possiamo accettare che ogni sei mesi arrivi uno schiaffo alla scuola, ne' in termini materiali ne' in termini immateriali.
 
La scuola paga errori fatti negli ultimi anni, ma ora è il momento mettere un punto e dire con chiarezza che non c'è democrazia senza istruzione. Per questo motivo nella prossima legislatura bisognerà fare una ragionamento di tipo costituente per mettere in sicurezza un sistema barcollante e per restituire dignità e risorse alla scuola pubblica e ruolo, rilievo e dignità agli insegnanti. Se c'è un settore per il quale è giusto che altri ambiti della spesa statale rinuncino a qualcosa, è quello della formazione dei nostri giovani: la scuola, l'Università, la ricerca. L'istruzione e la ricerca sono gli strumenti più importanti per assicurare la dignità del lavoro, combattere le disuguaglianze, dare forza e prospettiva allo sviluppo.
 
Consapevoli del momento difficile che vive il Paese, della disparità fra Regioni italiane, di una crisi che colpisce soprattutto le famiglie, tuttavia, non possiamo perdere di vista i nostri grandi obiettivi sul tema scuola. Perché l'istruzione torni ad essere il grande ascensore sociale di cui l'Italia ha bisogno, il luogo di formazione della coscienza civica dei cittadini, occorre:
 
1. Assegnare un organico funzionale stabile per almeno un triennio ad ogni scuola.
 
2. Un piano pluriennale per estendere la rete di asili nido e raggiungere l'obiettivo del 33% di copertura dei posti imposto dall'Europa.
 
3. Cancellare il Maestro unico della Gelmini per riportare in vetrina i gioielli di famiglia del sistema scolastico italiano: tempo pieno e modulo a 30 ore con le compresenze nella primaria.
 
4. Scuole aperte tutto il giorno, per permettere agli studenti di studiare a scuola da soli o in compagnia, per fare sport, musica e teatro. Perché le scuole diventino il cuore di quartieri e città.
 
5. Lotta alla dispersione scolastica, perché nessuno sia lasciato indietro. Dimezzare la dispersione come chiede l'Europa 2020 richiede interventi mirati, percorsi individualizzati, tempi distesi per l'apprendimento.
 
6. Un piano straordinario per l'edilizia scolastica. Oggi il 64% delle scuole non rispetta le norme di sicurezza. E' una vera emergenza nazionale. Servono interventi urgenti:
- allentare il patto di stabilità interno per quegli enti locali che investono nella ristrutturazione o nella edificazione di nuove scuole, incentivando la costruzione di scuole con ambienti di apprendimento innovativi ed eco sostenibili.
-rifinanziare la nostra legge 23, che permetteva un'accorta pianificazione degli interventi di concerto con gli enti locali
- offrire ai cittadini e alle cittadine la possibilità di destinare l'8 x mille dello Stato, in modo mirato all'edilizia scolastica.
 
 
7. Rilanciare l'istruzione e la formazione tecnica e professionale, perché siamo stati un grande paese industriale, quando abbiamo avuto i grandi periti industriali.
 
Questa è l'idea di scuola che abbiamo, che è al centro della mia campagna per le primarie e sarà in cima all'agenda di governo quando toccherà a noi. Solo riconoscendo il valore vero dell'istruzione e dell'insegnamento nella costruzione di una coscienza morale, etica e democratica possiamo davvero rinnovare il nostro Paese.
 
Per questo ti chiedo di riconfermami la tua fiducia per il ballottaggio di domenica 2 dicembre.

a presto,
Pier Luigi Bersani

domenica 18 novembre 2012

LEGNANESE X BERSANI


IL LEGNANESE X BERSANI
 
X LA CRESCITA, X IL CAMBIAMENTO
 
L’Italia ha bisogno di una riscossa etica, sociale, economica, politica.
 
Il governo Monti, in una situazione d’emergenza, ha consentito al Paese di salvarsi dal baratro in cui lo stava catapultando il precedente governo PdL-Lega, impegnato nell’affannarsi a negare la grave crisi che tuttora stiamo attraversando. Il nostro Paese ha riacquistato credibilità e rispetto a livello internazionale ed ha avviato una dolorosa politica di risanamento.
 
Adesso tocca alla Politica recuperare il suo ruolo e la sua funzione.

Il prossimo governo dovrà aprire una nuova stagione che ponga al centro la crescita del nostro Paese ed un percorso di riforme da realizzare con equità e giustizia.

Con le primarie del 25 novembre siamo chiamati a scegliere il candidato-premier della coalizione di centrosinistra.

Noi, cittadine e cittadini, attivi nella vita sociale, culturale, politica dei comuni del Legnanese sosteniamo Pierluigi Bersani.

RESPONSABILITA’, AUTOREVOLEZZA, CONCRETEZZA
Bersani ha costruito una coalizione fondata su quella responsabilità collettiva, opposta alla concezione della destra di “un uomo solo al comando” che tanti disastri ha prodotto nel nostro Paese. Dalla crisi si esce tutti insieme. Si esce con un governo guidato da un premier che sappia fare squadra e liberare le forze vitali presenti nella nostra società.
Autorevolezza e concretezza sono testimoniate dalla sua storia. Gli interventi adottati in qualità di Ministro dello sviluppo economico, nella breve stagione del governo Prodi, rappresentano l’ultimo piano organico di riforme a cui non è stato dato seguito.

Soprattutto ci riconosciamo nel programma proposto e nella centralità di due temi fondamentali per il futuro dell’Italia: l’Europa ed il lavoro.

EUROPA
Il nostro Paese non può crescere se non cresce l’Europa. Ma per far questo le politiche europee devono cambiare. Il rigore nei conti pubblici produce recessione ed avvita la crisi su se stessa se non viene affiancato da politiche per lo sviluppo.
L’Italia deve dare il suo contributo nel riformare e rilanciare il progetto europeo, avendo come prospettiva gli Stati Uniti d’Europa e partendo da un coordinamento delle politiche economiche e fiscali. 

LAVORO
Il lavoro è il cuore del nostro progetto politico.
Il rilancio dell’economia reale parte da una profonda modifica del sistema fiscale che alleggerisca il peso sul lavoro e sull’impresa, attingendo alla rendita dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari.
Da troppi anni manca una politica di sviluppo industriale che sostenga le produzioni a competere sul lato della qualità e dell’innovazione ed aiuti le piccole e medie imprese a collegarsi fra loro, a capitalizzarsi, ad accedere alla ricerca e alla internazionalizzazione.
La dignità delle lavoratrici e dei lavoratori sono il presupposto di una sana crescita economica.
Occorre contrastare la precarietà che nega le speranza nel futuro. spezzare la spirale perversa tra bassa produttività e compressione dei salari e dei diritti, avviare politiche fiscali a sostegno dell’occupazione giovanile e femminile.

CAMBIAMENTO
Democrazia, lavoro, eguaglianza, diritti sono i principi necessari per realizzare un profondo cambiamento.
Viviamo in un paese bloccato in cui rendite di posizione e relazioni da troppo tempo soffocano merito e capacità. La crisi ha aggravato questa situazione, amplificato le disuguaglianze.
La Politica deve riconquistare il suo ruolo e la sua credibilità, è chiamata a liberare le energie presenti nella società e può riuscirci solo grazie al suo rinnovamento, alla capacità di valorizzare i cittadini che, indipendentemente dalla carta d’identità, mettono passione e competenze al servizio della comunità.

Per questo motivi, il 25 novembre ti invitiamo a votare Pierluigi Bersani ed il nostro progetto per quel prezioso bene comune che si chiama Italia.

Per informazioni ed adesioni: legnanesexbersani@gmail.com
 
Rudoni Enrico - Rescaldina
Bottini Paolo - consigliere comunale Dairago
Elia Giuseppe - San Vittore Olona
Monaco Franco - Senatore della Repubblica, Legnano
Centinaio Alberto - Sindaco Legnano
Cozzi Enrico - Sindaco Nerviano
Landoni Piera - assessore Cerro Maggiore
Colombo Gian Piero - assessore Legnano
Ferrè Antonio - assessore Legnano
Ferrazzano Michele - presidente consiglio comunale Legnano
Berna Nasca Monica - consigliere comunale Legnano
Formigoni Andrea - consigliere comunale Legnano
Quaglia Stefano - consigliere comunale Legnano
Rotondi Rosaria - consigliere comunale Legnano
Tripodi Maurizio - consigliere comunale Legnano
Alli Giovanni - consigliere comunale Busto Garolfo
Zanzottera Graziano - consigliere comunale Busto Garolfo
Ferrè Luca - consigliere comunale Canegrate
Franceschini Girolamo - consigliere comunale Nerviano
Turconi Claudio - consigliere comunale Rescaldina
De Conti Evelyne - consigliere comunale S. Giorgio su Legnano
Villoresi Bruno - consigliere comunale Villa Cortese
Nebuloni Giorgio - coordinatore centrosinistra Parabiago
Boioli Giuseppe - Busto Garolfo
Bottini Pinuccia - Busto Garolfo
Canti Edmore - Busto Garolfo
Chiappa Angelo- Busto Garolfo
Ceriotti Andrea - Busto Garolfo
Colombo Carlo - Busto Garolfo
D’Annucci Fedora - Busto Garolfo
Guarino Giuseppe - Busto Garolfo
Raimondi Vittorio - Busto Garolfo
Tirico Michele - Busto Garolfo
Zanato Laura - Busto Garolfo
Zanzottera Enrico - Busto Garolfo
Tunici Adriano - Busto Garolfo
Barbano Donato - Cerro Maggiore
Albani Luigi - Dairago
Plebani Vittorio - Dairago
Verrini Pino - Dairago
Boggiani Pinuccia - Legnano
Dell’Acqua Alberto - Legnano
De Paoli Lucio - Legnano
Forte Salvatore - Legnano
Lavazza Giuseppe - Legnano
Minelli Primo - Legnano
Roberti Paolo - Legnano
Stanzione Aurelio - Legnano
Stella Alberto  - Legnano
Brigatti Fabrizio - Nerviano
Ciprandi Dino - Nerviano
Abbatangelo Nino - Parabiago
Manno Marcello - Parabiago
Masetti Raffaella - Parabiago
Sanzone Gianfranco - Parabiago
Venturini Ornella - Parabiago
Boboni Anita - Rescaldina
Colombo Anna Maria - Rescaldina
Cornelli Stefano - Rescaldina
Cavaleri Luigi - S. Giorgio su Legnano
Dal Pin Silvia - S. Giorgio su Legnano
Cova Ilaria - Busto Garolfo
Terreni Rodolfo - Legnano

12/11/2012 CONFRONTO TRA I CANDIDATI ALLE PRIMARIE

 
Appello finale di Pierluigi Bersani
 
 

"Non vi chiedo di piacervi, vi chiedo di credermi: vi dirò le cose come sono e tutti insieme ne usciremo."

FRANCO MONACO: PERCHE' SOSTENGO BERSANI

 
PERCHE’ SOSTENGO BERSANI
alle primarie del centrosinistra
 
Non ho bisogno di indugiare sulle ragioni per le quali sento di dovere partecipare alle primarie del centrosinistra. Sono da sempre un uomo di centrosinistra e penso che, dopo lunghi anni dominati dall’asse Berlusconi-Bossi, sia tempo di voltare pagina. Di approntare un’alternativa morale e politica. Attraverso un’aperta competizione democratica. Convinto come sono che la svolta non può venire né dal populismo né dalla tecnocrazia. Piuttosto da quell’alleanza larga tra progressisti e moderati per una vera e propria ricostruzione del paese dopo il tempo della decostruzione e della decadenza. Un’alleanza che sorregga un governo politico in senso proprio determinato a rispettare gli impegni da noi assunti in sede europea e a coniugare rigore ed equità sociale. E’ esattamente la linea fissata da Bersani sin dal suo insediamento alla segreteria del PD. Una linea che ha fatto del PD, pur con i suoi limiti, il partito meno esile e precario del panorama politico italiano.
 
In estrema sintesi, dunque, sostengo Bersani per tre ragioni. La prima di carattere ideale e programmatico: Bersani considera un “punto di non ritorno” l’azione di risanamento e di ripristino della credibilità internazionale svolta dal premier Monti, ma si propone di integrare a arricchire la sua agenda con più lavoro, più crescita, più diritti. E di marcare una svolta su legalità, giustizia, informazione, fisco. Materie sulle quali la “strana maggioranza” che sostiene Monti inibisce la sua azione. Esemplare l’occasione mancata della legge anticorruzione che il PDL ha mal digerito e depotenziato. La seconda ragione è di carattere politico, a mio avviso, quella decisiva. Una coalizione di centrosinistra, un’alleanza tra progressisti e moderati, può essere costruita solo da Bersani. Solo lui po’ rappresentare il baricentro di un campo di forze che va da Sel alle forze moderate di centro, civiche e politiche. Una eventuale vittoria di Renzi, il competitore sul quale si è oggettivamente polarizzata la partita delle primarie, quali che siano le sue buone intenzioni, renderebbe assai problematica la costruzione di un centrosinistra largo e persino la tenuta del PD. Piuttosto riproporrebbe la ricetta velleitaria di un PD autosufficiente già sperimentata con Veltroni e che sortì la dissoluzione del centrosinistra e una bruciante sconfitta di dimensioni senza precedenti. Infine, il mio sostegno a Bersani fa leva su una ragione legata alle sue qualità personali e politiche: il suo pragmatismo e la sua cultura di governo; la sua ostentata alterità rispetto al leaderismo e al carismaticismo che hanno ammorbato la vita politica italiana, cui egli oppone una sobrietà e una normalità sempre più rare in un leader politico; la fiera difesa di una democrazia rappresentativa e costituzionale che non può prescindere dallo strumento dei partiti, ancorché da restituire al protagonismo dei cittadini. Vogliamo dire un “usato sicuro”? Che sia. Una ricetta che merita sperimentare considerando dove ci hanno condotto gli uomini soli al comando che hanno scambiato la politica con lo spettacolo.
 
Una conferma alla rovescia delle traumatiche conseguenze della eventuale vittoria di altri alle primarie ci è offerta da due personalità tra loro diverse, che non sostengono Bersani ma che, entrambe, si segnalano per lucidità di analisi. Trattasi di Arturo Parisi e Paolo Flores D’Arcais. Parisi pronostica un vero e proprio big bang del centrosinistra nel caso che il segretario del PD perdesse le primarie a ridosso delle elezioni. Uno scenario apocalittico. Flores, dopo avere detto tutto il male possibile di Renzi, annuncia che lo voterà proprio per distruggere il PD. Diagnosi, ripeto, per nulla peregrine, non a caso operate da acuti analisti. Da loro tuttavia mi distingue radicalmente il giudizio di valore. Se mi è lecito, l’etica della responsabilità: no, per la mia piccola parte, quel panorama di macerie vorrei scongiurarlo sostenendo Bersani e, suo tramite, un centrosinistra largo con cultura di governo. Vorrei concorrere a costruire, non a distruggere.
 
Franco Monaco - Senatore PD

SEGGI: DOVE SI VOTA IL 25 NOVEMBRE


 
SEGGI ELETTORALI
dove registrarsi per chi non l’ha fatto prima e VOTARE

SI VOTA DOMENICA 25 NOVEMBRE
dalle 8.00 alle 20.00

BUSTO GAROLFO
Parco comunale, via Mazzini
 
CANEGRATE
Aula consiliare - comune Canegrate, via Manzoni 1
 
CERRO MAGGIORE
1 - Biblioteca comunale, via S.Carlo 48
sezioni dalla 1 alla 10
2 - Palazzina comunale, p.zza S. Bartolomeo (fraz. Cantalupo)
sezioni dalla 11 alla 12
 
DAIRAGO
Negozio, via XXV Aprile 6

LEGNANO
1 - Sala messi comunali - cortile cinema Ratti
sezioni dalla 1 alla 9
2 - Sede consulta territoriale, via Venezia, 109
sezioni dalla 10 alla 15 - dalla 21 alla 28
3 - Nuovi prefabbricati associazioni, via Abruzzi
sezioni dalla 16 alla 20
4 - Negozio, via dei Salici 34
sezioni dalla 29 alla 33
5 - Sede del volontariato, via Colombes
sezioni dalla 34 alla 38
6 - Circolo PD, via Bramante 49
sezioni dalla 39 alla 47

NERVIANO
1 - Sala Civica Ex Meccanica, via Circonvallazione 1/angolo via Battisti
sezioni dalla 1 alla 10 e sez. 16
2 - Sala Civica c/o Scuole Elementari di Garbatola, via Filzi
sezioni dalla 11 alla 15 (fraz. Garbatola e S. Ilario)

PARABIAGO
1 - Studio Lionetti, p.zza Maggiolini 25
sezioni dalla 1 alla 11 (centro) - dalla 12 alla 16 (fraz. Ravello) - dalla 21 alla 23 (fraz. S. Lorenzo)
2 - Negozio, via S. Sebastiano 23 (a un passo da piazza Indipendenza, Villastanza)
sezioni dalla 17 alla 20 (fraz. Villastanza)

RESCALDINA
1 - Palazzina Servizi Patronato, Via Don Pozzi 2/angolo Via Matteotti
sezioni 1 e dalla 6 alla 11
2 - Villa Rusconi, Via A. da Giussano / P.za Chiesa (fraz. Rescalda)
sezioni dalla 2 alla 5

S. GIORGIO SU LEGNANO
Sala Centro Anziani, via Mella 1

S. VITTORE OLONA
Sala polivalente, via Verdi (sotto le poste)

VILLA CORTESE
Circolo PD, p.zza della Vittoria (corsello Acli)



UFFICI ELETTORALI - REGISTRAZIONE PRIMARIE

UFFICI ELETTORALI
Dove è possibile registrarsi prima del 25 novembre

CANEGRATE
Circolo Pd, via Merati 7
sabato 24, dalle 15 alle 17

DAIRAGO
Negozio, via XXV aprile 6
sabato 24, dalle 14 alle 18

LEGNANO
Circolo PD, via Bramante 49
dal lunedì al venerdì, dalle 15.30 alle 18.30
mercoledì 21 e venerdì 23, dalle 21 alle 23

RESCALDINA
Circolo PD di Rescaldina, via Matteotti 56 (presso Bar del Partigiano)
sabato 24, dalle 9 alle 13
Villa Rusconi, Via A. da Giussano / P.za Chiesa (fraz. Rescalda)
sabato 24, dalle 14 alle 18

SAN GIORGIO SU LEGNANO
Sala Centro Anziani, via Mella 1
sabato 24, dalle 14 alle 18

SAN VITTORE OLONA
Circolo PD, c.so Sempione 97
sabato 24, dalle 14 alle 18

VILLA CORTESE
Circolo PD, p.zza della Vittoria (corsello Acli)
lunedì 19, dalle 21 alle 23

REGISTRAZIONE ON LINE
E’ possibile anche registrarsi on-line presso il sito

PPRIMARIE: ISTRUZIONI X L'USO


PRIMARIE DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA
 
Possono votare:
  • tutti gli elettori
  • i giovani che compiono 18 anni entro il 25 novembre
  • i cittadini dell’Unione Europea residenti in Italia
  • gli extracomunitari in possesso di carta d’identità e regolare permesso di soggiorno

1) REGISTRAZIONE

Per votare il 25 novembre occorre registrarsi all’albo degli elettori della coalizione di centrosinistra.
 
COSA FARE PER REGISTRARSI:
  • si presenta un documento d’identità
  • si sottoscrive l’appello “Italia Bene Comune”
  • si versa un contributo di almeno 2 euro
  • si ritira il Certificato di elettore della coalizione di centrosinistra “Italia bene comune”

DOVE E QUANDO REGISTRARSI
  • fino al 24 novembre, presso gli Uffici elettorali delle primarie del comune di residenza
  • on line sul sito www.primarieitaliabenecomune.it
  • il 25 novembre presso il seggio elettorale

2) VOTAZIONE DI DOMENICA 25 NOVEMBRE
 
Può votare chi si è registrato all’albo degli elettori della coalizione di centrosinistra
 
Si vota presso i Seggi elettorali delle primarie del comune di residenza dalle 8.00 alle 20.00
 
Per votare occorre presentare:
  • documento d’identità
  • tessera elettorale
  • Certificato di elettore della coalizione di centrosinistra “Italia bene comune”(rilasciato all’atto della registrazione)


3) BALLOTTAGGIO DI DOMENICA 2 DICEMBRE
 
Se nessun candidato supera il 50% dei voti, domenica 2 dicembre si terrà il ballottaggio tra i 2 candidati più votati.
 
Può votare chi si è registrato all’albo degli elettori di centrosinistra entro il 25 novembre.
 
Si vota presso lo stesso seggio elettorale di domenica 25 novembre,  dalle 8.00 alle 20.00
 
Per votare occorre presentare gli stessi documenti della votazione del 25 novembre.

sabato 17 novembre 2012

10 IDEE X CAMBIARE

 

10 IDEE X CAMBIARE

“L’Italia ce la farà se ce la faranno gli Italiani.
Se il paese che lavora, o che un lavoro lo cerca, che studia, che misura le spese, che dedica del tempo al bene comune, che osserva le regole e ha rispetto di sé, troverà un motivo di fiducia e di speranza.
Davanti a noi ora c’è una scelta di questo tipo: se batterci tutti assieme o rinunciare a battersi.
Se credere nelle risorse e nel coraggio del Paese o affidarsi alle risorse di uno solo.
E’ tempo di ripartire. Perché il peggio può essere alle nostre spalle.
Se lo vogliamo”

- Pierluigi Bersani -

mercoledì 14 novembre 2012

1 - VISIONE


Noi non crediamo all’ottimismo delle favole, quello venduto nel decennio disastroso della destra.

Crediamo, invece, in un risveglio della fiducia e soprattutto nel futuro degli italiani, a cominciare dai più giovani e dalle donne. I problemi sono enormi e il tempo per aggredirli si accorcia. Le scelte da compiere non sono semplici né scontate. Ma la speranza che ci muove vive tutta nella convinzione che si possano combinare rigore e cambiamento. Che si possa agganciare la crescita in un quadro di equità.

Il nostro posto è in Europa. Lì dove Mario Monti ha avuto l’autorevolezza di riportarci dopo una decadenza che l’Italia non meritava. Noi collocheremo sempre più saldamente l’Italia nel cuore di un’Europa da ripensare e, in qualche misura, da rifondare. Lo faremo assieme a quelle forze progressiste che cercano in un tempo difficile di non tradire il sogno di un’Europa unita nell’impronta della sua civiltà.

In “casa” dovremo colmare la faglia che si è scavata tra cittadini e politica. Qui non bastano le parole. Serviranno i comportamenti, le azioni, le coerenze. Cercheremo di andare nella direzione giusta: di fare in modo che la buona politica e una riscossa civica procedano affiancate. Il traguardo è ricostruire quel patrimonio collettivo che la destra e i populismi stanno disgregando: la qualità della democrazia, la dignità di ciascuno, legalità, cittadinanza, partecipazione. La realtà è che mai come oggi nessuno si salva da solo. E nessuno può stare bene davvero, se gli altri continuano a stare male: è questo il principio a base del nostro progetto, sia nella sfera morale e civile che in quella economica e sociale.

Vogliamo che il destino dell’Italia sia figlio della migliore civiltà dell’Europa e che insieme riscopriamo la necessità di sentirci vicino a chi nel mondo si batte per la libertà e l’emancipazione di ogni essere umano.

Lo scriviamo nella coscienza che la grandezza e la tragedia del ‘900 in Europa si misurano in una sola parola: la pace. La conquista faticosa di un continente che, con la tragica eccezione dei Balcani, ha conosciuto nella seconda metà del secolo la sua riconciliazione. Oggi, in un mondo in subbuglio, pace, cooperazione, accoglienza, devono ispirare di nuovo il discorso pubblico. Nella coscienza dei singoli come nella diplomazia degli Stati.

Con questa visione noi, democratici e progressisti, ci candidiamo alla guida del Paese.

martedì 13 novembre 2012

2 - DEMOCRAZIA


Dobbiamo sconfiggere l’ideologia della fine della politica e delle virtù prodigiose di un uomo solo al comando. E’ una strada che l’Italia ha già percorso, e sempre con esiti disastrosi. Per noi il populismo è il principale avversario di una politica autenticamente popolare. In questi ultimi anni esso è stato alimentato da un liberismo finanziario che ha lasciato i ceti meno abbienti in balia di un mercato senza regole. La destra populista ha promesso una illusoria protezione dagli effetti del liberismo finanziario innalzando barriere culturali, territoriali e a volte xenofobe.
 
La sola vera risposta al populismo è la partecipazione democratica. La crisi della democrazia non si combatte con “meno” ma con “più” democrazia. Più rispetto delle regole, una netta separazione dei poteri, una vera democrazia paritaria e l’applicazione corretta e integrale di quella Costituzione che rimane tra le più belle e avanzate del mondo. Siamo convinti che il suo progetto di trasformazione civile, economica e sociale sia vitale e per buona parte ancora da mettere in atto.
 
L'autonomia, la responsabilità e la libertà femminile sono una leva per la crescita e una risposta alla crisi democratica. C'è un nesso strettissimo tra il maschilismo e l'offesa alla dignità delle donne incarnati in questi anni dal berlusconismo e il degrado delle istituzioni democratiche. Il riconoscimento della soggettività femminile e l’attuazione del principio della democrazia paritaria sono oggi condizioni essenziali per la ricostruzione del Paese.
 
Vogliamo dare segnali netti all’Italia onesta che cerca nelle istituzioni un alleato contro i violenti, i corruttori e chiunque si appropri di risorse comuni mettendo a repentaglio il futuro degli altri. Per noi ciò equivarrà alla difesa intransigente del principio di legalità, a una lotta decisa all’evasione fiscale, al contrasto severo dei reati contro l’ambiente, al rafforzamento della normativa contro la corruzione e a un sostegno più concreto agli organi inquirenti e agli amministratori impegnati contro mafie e criminalità, vero piombo nelle ali per l’intero Paese. Vogliamo contrastare tutte le mafie, reprimendone sia l'azione criminale che l'immensa forza economica.
 
La presenza dei capitali mafiosi, a maggior ragione in un momento di crisi, è un elemento devastante per ogni prospettiva di rilancio del paese. Va reciso ogni legame o sospetto di complicità di alcuni rappresentanti politici. La rigorosa applicazione del codice etico approvato dalla Commissione antimafia è per noi inderogabile per le candidature a tutti i livelli.
 
Sulla riforma dell’assetto istituzionale, siamo favorevoli a un sistema parlamentare semplificato e rafforzato, con un ruolo incisivo del governo e la tutela della funzione di equilibrio assegnata al Presidente della Repubblica. Riformuleremo un federalismo responsabile e bene ordinato che faccia delle autonomie un punto di forza dell’assetto democratico e unitario del Paese. Sono poi essenziali norme stringenti in materia di conflitto d’interessi, legislazione antitrust e libertà dell’informazione.
 
Daremo vita a un percorso riformatore che assicuri concretezza e certezza di tempi alla funzione costituente della prossima legislatura.
 
Infine, ma non è l’ultima delle priorità, la politica deve recuperare autorevolezza, promuovere il rinnovamento, ridurre i suoi costi e la sua invadenza in ambiti che non le competono. Serve una politica sobria perché se gli italiani devono risparmiare, chi li governa deve farlo di più. A ogni livello istituzionale non sono accettabili emolumenti superiori alla media europea. Ma anche questo non basta. Va approvata una riforma dei partiti, che alla riduzione del finanziamento pubblico affianchi una legge di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, che assicuri la democrazia dei e nei partiti, che devono riformarsi per essere strumento dei cittadini e non luogo opaco di interessi particolari. Bisogna agire per la semplificazione e l’alleggerimento del sistema istituzionale e amministrativo.
 
Occorrono piani industriali per ogni singola amministrazione pubblica al fine di produrre efficienza e risparmio. Riconoscere il limite della politica e dei partiti significa anche aprire il campo alle richieste d’impegno e mobilitazione che maturano nella società ed alle competenze che si affermano. Tutto ciò dovrà essere messo in atto a cominciare dalle nomine in enti, società pubbliche e autorità di sorveglianza e da rinnovati criteri di selezione nelle funzioni di governo.

3 - EUROPA


La crisi che scuote il mondo mette a rischio l’Europa e le sue conquiste di civiltà. Ma noi siamo l’Europa, nel senso che da lì viene la sola possibilità di salvare l’Italia: le sorti dell’integrazione politica coincidono largamente col nostro destino.
 
Non c’è futuro per l’Italia se non dentro la ripresa e il rilancio del progetto europeo. La prossima maggioranza dovrà avere ben chiara questa bussola: nulla senza l’Europa.
 
Per riuscirci agiremo in due direzioni. In primo luogo, rafforzando la piattaforma dei progressisti europei. Se l’austerità e l’equilibrio dei conti pubblici, pur necessari, diventano un dogma e un obiettivo in sé – senza alcuna attenzione per occupazione, investimenti, ricerca e formazione – finiscono per negare se stessi. Adesso c’è bisogno di correggere la rotta, accelerando l’integrazione politica, economica e fiscale, vera condizione di una difesa dell’Euro e di una riorganizzazione del nostro modello sociale. In secondo luogo, bisogna portare a compimento le promesse tradite della moneta unica e integrare la più grande area economica del pianeta in un modello di civiltà che nessun’altra nazione o continente è in grado di elaborare.
 
Salvare l’Europa nel pieno della crisi significa condividere il governo dell’emergenza finanziaria secondo proposte concrete che abbiamo da tempo avanzato assieme ai progressisti europei. Tali proposte determinano una prospettiva di coordinamento delle politiche economiche e fiscali.
 
E dunque nuove istituzioni comuni, dotate di una legittimazione popolare e diretta. A questo fine i progressisti devono promuovere un patto costituzionale con le principali famiglie politiche europee. Anche per l’Europa, infatti, la prossima sarà una legislatura costituente in cui il piano nazionale e quello continentale saranno intrecciati stabilmente. Una legislatura nella quale l’orizzonte ideale degli Stati Uniti d’Europa dovrà iniziare ad acquistare concretezza in una nuova architettura istituzionale dell’eurozona.
 
Qui vive la ragione più profonda che ci spinge a cercare un terreno di collaborazione con le forze del centro liberale. Per questo i democratici e i progressisti s’impegnano a promuovere un accordo di legislatura con queste forze, sulla base della loro ispirazione costituzionale ed europeista e di una responsabilità comune di fronte al passaggio storico, unico ed eccezionale, che l’Italia e l’Europa dovranno affrontare nei prossimi anni.
 
Collocare il progetto di governo italiano nel cuore della sfida europea significa costruire un progetto alternativo alle regressioni nazionaliste, anti-europee e populiste, da sempre incompatibili con le radici di un’Europa democratica, aperta, inclusiva.

4 - LAVORO


La nostra visione assume il lavoro come parametro di tutte le politiche. Cuore del nostro progetto è la dignità del lavoratore da rimettere al centro della democrazia, in Italia e in Europa. Questa è anche la premessa per riconoscere la nuova natura del conflitto sociale. Fulcro di quel conflitto non è più solo l’antagonismo classico tra impresa e operai, ma il mondo complesso dei produttori, cioè delle persone che pensano, lavorano e fanno impresa. E questo perché anche lì, in quella dimensione più ampia, si stanno creando forme nuove di sfruttamento. Il tutto, ancora una volta, per garantire guadagni e lussi alla rendita finanziaria. Bisogna perciò costruire alleanze più vaste. La battaglia per la dignità e l’autonomia del lavoro, infatti, riguarda oggi la lavoratrice precaria come l’operaio sindacalizzato, il piccolo imprenditore o artigiano non meno dell’impiegato pubblico, il giovane professionista sottopagato al pari dell’insegnante o della ricercatrice universitaria.
 
Il primo passo da compiere è un ridisegno profondo del sistema fiscale che alleggerisca il peso sul lavoro e sull’impresa, attingendo alla rendita dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari.
 
Quello successivo è contrastare la precarietà, rovesciando le scelte della destra nell’ultimo decennio e in particolare l’idea di una competitività al ribasso del nostro apparato produttivo, quasi che, rimasti orfani della vecchia pratica che svalutava la moneta, la risposta potesse stare nella svalutazione e svalorizzazione del lavoro.
 
Il terzo passo è spezzare la spirale perversa tra bassa produttività e compressione dei salari e dei diritti, aiutando le produzioni a competere sul lato della qualità e dell’innovazione, punti storicamente vulnerabili del nostro sistema.
 
Quarto passo è mettere in campo politiche fiscali a sostegno dell’occupazione femminile, ancora adesso uno dei differenziali più negativi per la nostra economia, in particolare al Sud. Serve un grande piano per aumentare e migliorare l’occupazione femminile, contrastare la disparità nei redditi e nelle carriere, sradicare i pregiudizi sulla presenza delle donne nel mondo del lavoro e delle professioni. A tale scopo è indispensabile alleggerire la distribuzione del carico di lavoro e di cura nella famiglia, sostenendo una riforma del welfare, politiche di conciliazione e condivisione e varando un programma straordinario per la diffusione degli asili nido. Anche grazie a politiche di questo tipo sarà possibile sostenere concretamente le famiglie e favorire una ripresa della natalità. Insomma sul punto non servono altre parole: bisogna fare del tasso di occupazione femminile e giovanile il misuratore primo dell’efficacia di tutte le nostre strategie.
 
Infine, il lavoro è oggi per l’Italia lo snodo tra questione sociale e questione democratica. Fondare sul lavoro e su una più ampia democrazia nel lavoro la ricostruzione del Paese non è solo una scelta economica, ma l’investimento decisivo sulla qualità della nostra democrazia. Occorre una legge sulla rappresentanza che consenta l'esercizio effettivo della democrazia per chi lavora. Non possiamo consentire né che si continui con l'arbitrio della condotta di aziende che discriminano i lavoratori, né che ci sia una rappresentanza sindacale che prescinda dal voto dei lavoratori sui contratti.

5 - UGUAGLIANZA


L’Italia è divenuta negli anni uno dei Paesi più diseguali del mondo occidentale. La crisi stessa trova origine – negli Stati Uniti come in Europa – da un aumento senza precedenti delle disuguaglianze. E dunque esiste, da tempo oramai, un problema enorme di redistribuzione che investe il rapporto tra rendita e lavoro, mettendo a rischio i fondamenti del welfare.
 
Sull’altro fronte, la ricchezza finanziaria e immobiliare è diventata sempre più inafferrabile, capace com’è di sfuggire a ogni vincolo fiscale e solidale. Non si esce dalla crisi se chi ha di più non è chiamato a dare di più. È la crisi stessa a insegnarci che la giustizia sociale non è pensabile come derivata della crescita economica, ma ne costituisce il presupposto. Ciò significa che la ripresa economica richiede politiche di contrasto alla povertà, anche in un Paese come il nostro dove il fenomeno sta assumendo caratteri nuovi e dimensioni angoscianti. I “nuovi poveri”, per altro, continuano ad assistere allo scandalo di rendite o emolumenti cresciuti a livelli indecenti, a ricchezze e proprietà smodate che si sottraggono a qualunque vincolo di solidarietà. A tutto questo bisogna finalmente mettere un argine.
 
Per noi parlare di uguaglianza significa guardare la società con gli occhi degli “ultimi”. Di coloro che per vivere faticano il doppio: perché sono partiti da più indietro o da più lontano o perché sono persone con disabilità.
 
Se poi guardiamo alle generazioni più giovani, il tema dell’uguaglianza si presenta prima di tutto come possibilità di scelta e parità delle condizioni di accesso alla formazione, al lavoro, a un’affermazione piena e libera della loro personalità. Superare le disuguaglianze di genere è indispensabile per ricostruire il Paese su basi moderne e giuste. Non a caso, ancora una volta, il simbolo più forte di una riscossa civica e morale è venuto dal movimento delle donne. Su questo piano la politica, il Parlamento e il governo devono assumere la democrazia paritaria come traguardo della democrazia tout court.
 
Nessun discorso sull’uguaglianza sta in piedi se non si rimette il Mezzogiorno al centro dell’agenda. L’Italia è cresciuta quando Sud e Nord hanno scelto di avanzare assieme. Viceversa quando la forbice si è allargata, l’Italia tutta si è distanziata dall’Europa. Sostenere, come la destra ha fatto per anni, che il Nord poteva farcela da solo si è rivelato un grave errore, che ha impoverito il Sud e il Nord insieme. Tutt’altra cosa è combattere sprechi e inefficienze con una nuova strategia nazionale d’intervento. Il punto è farlo assieme al senso di responsabilità di tante amministrazioni e movimenti meridionali, per correggere le storture di vecchi regionalismi e localismi clientelari e per promuovere legalità, civismo e lavoro.
 
Infine, al capitolo dell’uguaglianza è legata a filo doppio la questione di una giustizia civile e penale al servizio del cittadino. Su questo piano è superfluo ricordare che gli anni della destra al governo hanno sprangato ogni spiraglio a un intervento riformatore. Diciamo che si sono occupati pochissimo dello stato di diritto e molto del diritto di uno soltanto che si riteneva proprietario dello Stato. Ma così a pagare due volte sono stati i cittadini più deboli: quelli che hanno davvero bisogno di una giustizia civile e penale rapida, imparziale, efficiente. Nella prossima legislatura il tema dovrà essere affrontato dal punto di vista della dignità e dei diritti di tutti e non più dei potenti alla ricerca d’impunità.

6 - SAPERE


La dignità del lavoro e la lotta alle disuguaglianze s’incrociano nel primato delle politiche per l’istruzione e la ricerca. Non c’è futuro per l’Italia senza un contrasto alla caduta drammatica della domanda d’istruzione registrata negli ultimi anni. È qualcosa che trova espressione nell’abbandono scolastico, nella flessione delle iscrizioni alle nostre università, nella sfiducia dei ricercatori e nella demotivazione di un corpo insegnante sottopagato e sempre meno riconosciuto nella sua funzione sociale e culturale.
 
In questo caso più che dalle tante indicazioni programmatiche, conviene partire da un principio: nei prossimi anni, se vi è un settore per il quale è giusto che altri ambiti rinuncino a qualcosa, è quello della ricerca e della formazione. Dalla scuola dell’infanzia e dell’obbligo alla secondaria e all’università: la sfida è avviare il tempo di una società della formazione lunga e permanente che non abbandoni nessuno lungo la via della crescita, dell’aggiornamento, di possibili esigenze di mobilità. Solo così, del resto, si formano classi dirigenti all’altezza, e solo così il sapere riacquista la sua fondamentale carica di emancipazione e realizzazione di sé.
 
A fronte di questo impegno, garantiremo processi di riqualificazione e di rigore della spesa, avendo come riferimento il grado di preparazione degli studenti e il raggiungimento degli obiettivi formativi. La scuola e l’università italiane, già fiaccate da un quindicennio di riforme inconcludenti e contraddittorie, hanno ricevuto nell’ultima stagione un colpo quasi letale. Ora si tratta di avviare un’opera di ricostruzione vera e propria. Nella prossima legislatura partiremo da un piano straordinario contro la dispersione scolastica, soprattutto nelle zone a più forte infiltrazione criminale, dal varo di misure operative per il diritto allo studio, da un investimento sulla ricerca avanzata nei settori trainanti e a più alto contenuto d’innovazione. Tutto ciò nel quadro del valore universalistico della formazione, della promozione della ricerca scientifica e della ricerca di base in ambito umanistico.

7 - SVILUPPO SOSTENIBILE


Sviluppo sostenibile per noi vuol dire valorizzare la carta più importante che possiamo giocare nella globalizzazione, quella del saper fare italiano. Se una chance abbiamo, è quella di una Italia che sappia fare l’Italia. Da sempre la nostra forza è stata quella di trasformare con il gusto, la duttilità, la tecnica e la creatività, materie prime spesso acquistate all’estero.
 
Il decennio appena trascorso è stato particolarmente pesante per il nostro sistema produttivo. L’ingresso nell’euro e la fine della svalutazione competitiva hanno prodotto, con la concorrenza della rendita finanziaria, una caduta degli investimenti in innovazione tecnologica e nella capitalizzazione delle imprese, con l’aumento dell’esportazione di capitali. Anche in questo caso è tempo di cambiare spartito e ridare centralità alla produzione. Una politica industriale “integralmente ecologica” è la prima e più rilevante di queste scelte.
 
Noi immaginiamo un progetto-Paese che individui grandi aree d’investimento, di ricerca, di innovazione verso le quali orientare il sistema delle imprese, nell’industria, nell’agricoltura e nei servizi. La qualità e le tipicità, mobilità sostenibile, risparmio ed efficienza energetica, le tecnologie legate alla salute, alla cultura, all’arte, ai beni di valore storico e alla nostra tradizione, l’agenda digitale. Bisogna inoltre dare più forza e prospettiva alle nostre piccole e medie imprese aiutandole a collegarsi fra loro, a capitalizzarsi, ad accedere alla ricerca e alla internazionalizzazione.

8 - BENI COMUNI


Per noi sanità, istruzione, sicurezza, ambiente, sono campi dove, in via di principio, non dev’esserci il povero né il ricco. Perché sono beni indisponibili alla pura logica del mercato e dei profitti. Sono beni comuni – di tutti e di ciascuno – e definiscono il grado di civiltà e democrazia del Paese.
 
Ancora, l’energia, l’acqua, il patrimonio culturale e del paesaggio, le infrastrutture dello sviluppo sostenibile, la rete dei servizi di welfare e formazione, sono beni che devono vivere in un quadro di programmazione, regolazione e controllo sulla qualità delle prestazioni.
 
Per tutto questo, introdurremo normative che definiscano i parametri della gestione pubblica o, in alternativa, i compiti delle autorità di controllo a tutela delle finalità pubbliche dei servizi. In ogni caso non può venir meno una responsabilità pubblica dei cicli e dei processi, che garantisca l’universalità di accesso e la sostenibilità nel lungo periodo.
 
La difesa dei beni comuni è la risposta che la politica deve a un bisogno di comunità che è tornato a manifestarsi anche tra noi. I referendum della primavera del 2011 ne sono stati un’espressione fondamentale. È tramontata l’idea che la privatizzazione e l’assenza di regole siano sempre e comunque la ricetta giusta. Non si tratta per questo di tornare al vecchio statalismo o a una diffidenza preventiva verso un mercato regolato. Il punto è affermare l’idea che questi beni riguardano il futuro dei nostri figli e chiedono pertanto una presa in carico da parte della comunità.
 
In questo disegno la maggiore razionalità e la valorizzazione del tessuto degli enti locali sono essenziali, non solo per la funzione regolativa che sono chiamati a svolgere, ma perché il presidio di democrazia, partecipazione e servizi che assicurano è in sé uno dei beni più preziosi per i cittadini. Superare le duplicazioni, riqualificare la spesa, devono perciò accompagnarsi ad un nuovo e rigoroso investimento sul valore dell’autogoverno locale che, soprattutto nella crisi, non va visto, così come ha fatto la destra, come una specie di malattia, ma piuttosto come una possibile medicina. A sua volta l’autogoverno locale deve offrire spazi e occasioni alla sussidiarietà, alle forme di partecipazione civica, ai protagonisti del privato sociale e del volontariato.

9 - DIRITTI



Il principio della dignità inviolabile della persona e il rispetto dei diritti umani fondamentali sono la cornice generale entro cui trovano posto tutte le nostre scelte di programma.
 
In particolare, noi ci sentiamo al fianco della lotta di popoli interi per la difesa dei diritti umani, a iniziare da quelli delle donne. Crediamo sia compito dei democratici e dei progressisti affermare l’indivisibilità dei diritti -politici, civili e sociali- e di farlo valorizzando il principio costituzionale della laicità dello Stato.
 
Nel nostro caso questo significa l’impegno a perseguire il contrasto verso ogni violenza contro le donne, un fenomeno che affonda le sue radici in modelli inaccettabili del rapporto tra i generi e che costituisce una vera e propria violazione dei diritti umani.
 
Sul piano dei diritti di cittadinanza l’Italia attende da troppo tempo una legge semplice ma irrinunciabile: un bambino, figlio d’immigrati, nato e cresciuto in Italia, è un cittadino italiano. L’approvazione di questa norma sarà simbolicamente il primo atto che ci proponiamo di compiere nella prossima legislatura.
 
Daremo sostanza normativa al principio riconosciuto dalla Corte costituzionale, per il quale una coppia omosessuale ha diritto a vivere la propria unione ottenendone il riconoscimento giuridico. È inoltre urgente una legge contro l’omofobia. Siamo per il rispetto della vita umana e quindi vogliamo che la condizione dei detenuti sia rispettosa della Costituzione.

domenica 11 novembre 2012

10 - RESPONSABILITA'



L’Italia ha bisogno di un governo e di una maggioranza stabili e coesi.
Di conseguenza l’imperativo che democratici e progressisti hanno di fronte è quello dell’affidabilità e della responsabilità. Per questa ragione, nel momento stesso in cui chiamiamo a stringere un patto di governo movimenti, associazioni, liste civiche, singole personalità e cittadini che condividono le linee di questo progetto, vogliamo assumere insieme, dinanzi al Paese, alcuni impegni espliciti e vincolanti.

Le forze della coalizione, in un quadro di lealtà e civiltà dei rapporti, si dovranno impegnare a:
  • sostenere in modo leale e per l’intero arco della legislatura l’azione del premier scelto con le primarie;
  • affidare a chi avrà l’onere e l’onore di guidare la maggioranza, la responsabilità di una composizione del governo snella, sottratta a logiche di spartizione e ispirata a criteri di competenza, rinnovamento e credibilità interna e internazionale;
  • vincolare la risoluzione di controversie relative a singoli atti o provvedimenti rilevanti a una votazione a maggioranza qualificata dei gruppi parlamentari convocati in seduta congiunta;
  • assicurare la lealtà istituzionale agli impegni internazionali e ai trattati sottoscritti dal nostro Paese, fino alla verifica operativa e all’eventuale rinegoziazione degli stessi in accordo con gli altri governi;
  • appoggiare l’esecutivo in tutte le misure di ordine economico e istituzionale che nei prossimi anni si renderanno necessarie per difendere la moneta unica e procedere verso un governo politico-economico federale dell’eurozona.